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Foto luca.sartoni (C.C 2.0) |
Nel contratto di scrittura o consulenza infatti c’è almeno un altro paragrafo che, alla sua lettura, fa saltare sulla sedia. Al punto 13 si legge: «Fermo restando il diritto della RAI di strutturare il programma in un numero di puntate diverso da quello originariamente previsto, resta espressamente convenuto che la RAI, pur potendo continuare la realizzazione del programma anche avvalendosi di terzi, potrà recedere anticipatamente nei Suoi confronti dal presente contratto previa comunicazione a Lei data, senza particolari formalità, ma con preavviso non inferiore a 15 giorni». Dunque, basta una telefonata che reciti: «Tra 15 giorni è fuori dal programma, non mi chieda perché».
Anche se il contratto prevede la realizzazione di una trasmissione per 180 puntate, l’azienda può spedire a casa il lavoratore. Senza una motivazione. In più, se lo show venisse chiuso prima, al consulente-giornalista verrebbe garantito «il 10% dell’intero compenso», si legge al punto 11. Restando alle 180 puntate, se lo show chiude a 90 puntate e pagano 200 euro (lordi) ognuna, invece di prendere 18.000 euro ne spettano 1.800. Non sfugge neanche il comma 12: «Nel caso di Sua malattia, infortunio, causa di forza maggiore od altre cause di impedimento insorte durante l’esecuzione del contratto, Ella dovrà darcene tempestiva comunicazione. Qualora per tali fatti Ella non adempia alle prestazioni convenute, Le saranno dedotti i compensi relativi alle prestazioni non effettuate. Comunque, ove i fatti richiamati impedissero, a nostro parere, il regolare e continuativo adempimento delle obbligazioni convenute nella presente, quest’ultima potrà essere da noi risoluta di diritto, senza alcun compenso o indennizzo a Suo favore». A viale Mazzini presentarsi sempre e comunque. Anche con 39 di febbre.
Fonte: LEGGO.IT